A Cattolica si è celebrato il 20° anniversario della Cappellania della Natività della Beata Vergine Maria

1 ottobre 2024

Domenica 29 settembre 2024, nella città di Cattolica, si è tenuto un evento significativo: la Cappellania della Natività della Beata Vergine Maria dell’Esarcato Apostolico ha celebrato il 20° anniversario della sua fondazione. In occasione di questa ricorrenza, è stata celebrata una Divina Liturgia, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico per i cattolici ucraini in Italia.

A Cattolica si è celebrato il 20° anniversario della Cappellania della Natività della Beata Vergine Maria

La celebrazione solenne ha visto la partecipazione di molte personalità ecclesiastiche, tra cui Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo di Rimini, Rev. P. Teodosio R. Hren, OSBM, Protosincello dell’Esarcato, Rev. P. Luis Caciano OSBM, Rettore del Collegio Pontifico Ucraino di San Giosafat e Rev. P. Volodymyr Medvid, cappellano delle comunità di Cattolica, Pesaro, Rimini e Riccione, nonché Direttore della Caritas dell’Esarcato Apostolico. Presenti anche Rev. P. Ivan Sekhna della comunità di San Marino e Rev. Don Andrea Scognamiglio, parroco della locale parrocchia cattolica di San Pio.

P. Volodymyr Medvid, all’inizio della celebrazione, ha sottolineato che questa preghiera comune rappresenta un segno di unità tra diverse tradizioni ecclesiastiche, esprimendo gratitudine a Dio per la presenza della comunità ucraina nella regione. I bambini della scuola catechistica intitolata alla Beata Josafata Hordashevska hanno accolto calorosamente i Vescovi con il pane tradizionale ucraino, come simbolo di ospitalità e unità. Questo gesto solenne ha evidenziato l’eredità spirituale e culturale del popolo ucraino. Durante questo momento, p. Volodymyr ha spiegato il significato simbolico del pane, dicendo: «Questo pane è simbolo di vita e amore. Simboleggia l’Ucraina, che oggi soffre a causa della guerra, ma conserva la fede e la speranza. Porta in sé la memoria del nostro popolo e delle nostre tradizioni, tramandate di generazione in generazione, nonostante le difficoltà».

L’atmosfera festiva è stata arricchita dai canti dei sacerdoti dell’Arcieparchia di Ivano-Frankivsk (Ucraina) e dei seminaristi, che hanno accompagnato la Liturgia, creando uno speciale spirito di preghiera e unità.

«Cari p. Volodymyr, cari sacerdoti! Cari fratelli e sorelle!», ha iniziato Mons. Dionisio nel suo discorso, salutando i presenti e congratulandosi per l’importante anniversario. Egli ha sottolineato l’importanza della possibilità di pregare insieme in una chiesa che è diventata una vera casa per la comunità ucraina. Nel suo sermone, ha rivolto un caloroso saluto ai sacerdoti della comunità — p. Volodymyr e p. Ivan — ringraziandoli per l’invito a presiedere la Liturgia e a condividere la gioia della celebrazione con i fedeli. «La Divina Liturgia è la fonte e il culmine della vita cristiana», ha affermato il Vescovo.

Nel suo discorso, l’Esarca Apostolico ha sottolineato l’importanza dell’incontro con Dio nel Tempio, dove i fedeli portano a Lui tutte le loro gioie, preoccupazioni e difficoltà personali, familiari e nazionali. Ha ricordato che la preghiera nella chiesa è una preghiera comunitaria, che non viene offerta in solitudine, ma insieme ai sacerdoti, ai fratelli e alle sorelle e persino con il cielo intero in una comunione di amore. Ha evidenziato l’importanza della Divina Liturgia, dove ascoltiamo Gesù Cristo che ci parla attraverso il Santo Vangelo. Ha anche citato le parole dell’apostolo Paolo nella sua Seconda Lettera ai Corinzi, in cui l’apostolo condivide la sua esperienza di essere stato rapito fino al terzo cielo e di aver udito «parole ineffabili». Paolo non parla della sua grandezza, ma della sua debolezza, menzionando la «spina nella carne» che lo tiene umile.

L’Esarca ha inoltre notato che, come Paolo, anche noi possiamo percepire la forza di Dio nelle nostre difficoltà. Oggi, nella nostra vita, ci sono non solo «spine», ma anche prove più gravi: missili, droni, bombe, simboli della guerra e dei conflitti. Mons. Dionisio ha ricordato l’appello difficile del Vangelo di Luca (Lc 6:35–36): «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano… e siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro». Ha riconosciuto che, dal punto di vista umano, questo compito sembra impossibile, ma è proprio ciò che distingue i cristiani dagli altri. Ha citato il pensatore cristiano Tertulliano, che ha sottolineato che tutti possono amare gli amici, ma amare i nemici è una capacità propria solo dei cristiani.

Anche se il nemico distrugge le nostre case e uccide gli innocenti, un soldato cristiano non può provare odio. Il suo amore è rivolto verso coloro che difende: i suoi fratelli e sorelle, il suo popolo. È un amore disposto al sacrificio, come ha detto Gesù Cristo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).

Il Vescovo ha osservato che abbiamo il dovere di proteggere coloro che sono in pericolo. Ha inoltre fornito esempi di amore cristiano anche nelle situazioni più difficili, quando i militari mostrano misericordia verso i nemici, ad esempio aiutando i feriti o liberando i prigionieri con l’invito a tornare a casa. L’Esarca ha sottolineato che l’amore non è solo parole, ma azioni. Il Vangelo di Luca ci esorta: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano» (Lc 6,27). Questo amore si manifesta in azioni concrete, mirate ad aiutare gli altri, indipendentemente dai loro meriti.

Il Vescovo Dionisio ha sottolineato l’importanza di non lasciare spazio al maligno nei nostri cuori. Accogliendo lo Spirito Santo, durante la Divina Liturgia preghiamo affinché «scendano su di noi i santi doni», e abbiamo l’obbligo di vigilare affinché il male non ci vinca. L’apostolo Paolo ci avverte: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). Questa esortazione è rafforzata dalle parole del libro dei Proverbi: «Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere» (Pr 25,21–22).

Mostrando bontà anche verso i nemici, accumuliamo carboni ardenti sul loro capo, e il Signore ci ricompenserà per questo. «Amare i nemici è un processo complesso, che richiede una profonda fede, speranza e amore. È un cammino che richiede pratica costante, umiltà e conversione. In effetti, è difficile per tutti, anche per me. Tuttavia, non riguarda solo la guerra, ma anche le relazioni quotidiane con i nostri cari. Gesù lo sottolinea nel Vangelo, dicendo: ”Se amate quelli che vi amano, che merito ne avete?’ (Lc 6,32). Il vero amore consiste nella capacità di amare anche coloro che non ci possono ricambiare», ha proseguito il suo discorso.

La Chiesa è un luogo d’incontro con Dio e con il prossimo, uno spazio dove possiamo guarire le nostre ferite e pregare per la pace di Dio. Il Vescovo ha sottolineato che nell’amore per i nemici dobbiamo guardare all’esempio del Padre Celeste. Egli non priva della luce e dell’acqua coloro che non lo meritano. Il suo amore e la sua misericordia si estendono a tutti, poiché considera tutti i suoi figli. Gesù, pregando per i suoi nemici, anche per il traditore Giuda, dice: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).

Durante la Divina Liturgia, i bambini della scuola catechistica intitolata alla Beata Josafata Hordashevska hanno ricevuto per la prima volta i Sacramenti della Confessione e della Santa Comunione.

«L’unità è un’opportunità che possiamo realizzare», ha osservato p. Teodosio R. Hren OSBM, Protosincello dell’Esarcato, alla fine della Liturgia, sottolineando l’importanza della collaborazione tra le diverse tradizioni nella Chiesa. Nel suo discorso, p. Teodosio ha ringraziato la Chiesa latina per il sostegno offerto alla comunità ucraina nel corso degli anni. Parole di particolare gratitudine sono state rivolte a don Andrea Scognamiglio per il suo amore paterno e la sua vicinanza, che si manifestano non solo con parole, ma anche con azioni concrete. «Ringraziamo Dio per avere molti amici in Italia», ha aggiunto, sottolineando il ruolo importante dei pastori locali nel sostenere la comunità.

«Senza di voi non ci sarebbe la comunità», ha ribadito p. Teodosio, esprimendo particolare gratitudine alle donne della comunità, che hanno lavorato attivamente per creare la comunità stessa. Alla fine, il Protosincello dell’Esarcato ha consegnato un attestato di gratitudine al cappellano, don Volodymyr Medvid, e alla comunità della Natività della Beata Vergine Maria di Cattolica. «Per il vostro instancabile lavoro e servizio, esprimiamo sincera gratitudine e riconoscimento», ha concluso.

Ufficio per le Comunicazioni dell’Esarcato Apostolico

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