Evento storico a Rimini: fondazione della parrocchia personale dei Santi Cirillo e Metodio
3 marzo 2025
Il 2 marzo 2025 nella città di Rimini si è svolto un evento significativo per l’Esarcato Apostolico in Italia: la fondazione della Parrocchia Personale dei Santi Cirillo e Metodio a Rimini.
È stato nominato amministratore della nuova parrocchia Rev. P. Volodymyr Medvid, il quale svolgerà il ministero pastorale e si prenderà cura delle esigenze spirituali dei fedeli residenti nelle province di Rimini, Pesaro, Urbino, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. In questa occasione, in questo giorno è stata celebrata la Divina Liturgia, presieduta da Sua Eccellenza Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico per i cattolici ucraini in Italia.
La solenne celebrazione liturgica si è svolta con la partecipazione di Monsignor Nicolò Anselmi, Vescovo di Rimini, Rev. P. Luis Caciano, OSBM, Rettore del Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat, Rev. P. Ihor Halei, Cancelliere e Direttore dell’Ufficio Giuridico dell’Esarcato Apostolico e Rev. P. Volodymyr Medvid, cappellano delle comunità nelle città di Cattolica, Pesaro, Rimini e Riccione nonché Direttore della Caritas dell’Esarcato Apostolico.
Alla celebrazione erano presenti anche Rev. Don Andrea Scongiamiglio, parroco della parrocchia di San Pio a Cattolica, Rev. Don Eugenio Facondini, parroco della parrocchia di San Lorenzo a Solliano, Rev. Don Eugenio Savino, parroco della parrocchia di San Benedetto a Cattolica, Rev. Don Giorgio Pesaresi, vicario della parrocchia di San Giuseppe a Porto, e il diacono Antonio Giustini, direttore della Caritas di Cattolica, insieme ai fedeli delle comunità ucraine vicine.
La Liturgia è stata accompagnata dal canto del quartetto di sacerdoti dell’Arcidiocesi di Ivano-Frankivsk (Rev. P. Mychailo Vichot, Rev. P. Bohdan Rusynkevych, Rev. P. Ihor Pylypchuk) e dallo studente del Pontificio Collegio di San Giosafat Vasyl Koval, giunti su invito del cappellano della comunità ucraina.
All’inizio della celebrazione, i bambini della scuola catechistica intitolata ai Santi Volodymyr e Olha di Rimini hanno accolto i vescovi con il pane tradizionale ucraino, il korovaj, come segno di ospitalità e unità. La solenne celebrazione liturgica è iniziata con le parole di benvenuto di padre Volodymyr, il quale si è rivolto ai vescovi sottolineando il loro ruolo fondamentale nella guida del popolo di Dio.
«Sono molto felice di accogliervi in questa chiesa. Voi siete i pastori che guidano il popolo di Dio. Oggi sono felice e grato al Signore per la grazia di questo incontro, per l’opportunità di riunirci intorno al Suo altare, celebrare l’Eucaristia e ringraziare Gesù per tutti i doni e per ogni persona che ci ha inviato nella nostra vita», ha detto il sacerdote.
Un momento particolarmente significativo è stato la consegna ai vescovi della croce come segno della loro autorità e servizio. «Vi prego di accettare questa croce — segno della vostra forza, del vostro amore, della vostra misericordia, della risurrezione e della vita eterna. Benediteci, sacerdoti, e tutte le persone qui presenti», ha aggiunto.
Prima della celebrazione liturgica, il Cancelliere dell’Esarcato ha letto il Decreto di fondazione della parrocchia personale. Il documento specifica che la nuova parrocchia ha la sua sede in viale Carlo Zavagli, 73, Rimini e comprende i fedeli dell’Esarcato che risiedono nelle province di Rimini, Pesaro, Urbino, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. È stato nominato amministratore della parrocchia padre Volodymyr Medvid, che si occuperà del ministero pastorale e del sostegno spirituale dei fedeli.
Durante l’omelia, nella Domenica del Perdono, Sua Eccellenza Dionisio si è rivolto ai fedeli con un appello all’unità, alla vigilanza e alla misericordia. Il predicatore ha sottolineato che il perdono è una vera prova, specialmente nei tempi di sofferenza. Ha inoltre affermato che la pace autentica è possibile solo quando è una pace giusta.
«Oggi molte cose non vanno per il verso giusto, ma abbiamo speranza. E questa speranza non ci deluderà, perché è il Giubileo della speranza», ha detto.
L’Esarca Apostolico ha ringraziato Sua Eccellenza Monsignor Nicolò, grazie al quale la comunità ucraina ha avuto la possibilità di pregare in una chiesa. «Guardate quante persone sono qui oggi! Per noi la Chiesa è la nostra casa. Viviamo in un Paese che non è la nostra Patria, ma qui siamo stati accolti con grande benevolenza. Tuttavia, ci sentiamo a casa — nella casa di Dio», ha dichiarato il Vescovo. «Per noi è molto difficile, ma dobbiamo perdonare. Senza il perdono non possiamo chiamarci cristiani», ha sottolineato.
Il perdono è una prova, specialmente nei momenti difficili. Ma è proprio esso ad aprire la strada al Regno di Dio e all’unità in Cristo. Il Vescovo ha citato esempi evangelici che illustrano la potenza del perdono. Zaccheo, pur essendo un peccatore, è cambiato dopo l’incontro con Gesù: «Signore, darò la metà dei miei beni ai poveri e, se ho frodato qualcuno, restituirò quattro volte tanto». E Gesù gli ha risposto: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa».
Allo stesso modo, nella parabola del figliol prodigo, il padre lo perdona incondizionatamente. Ma il fratello maggiore non riusciva ad accettarlo e si lamentava: «Io ti servo da tanti anni e tu non mi hai mai dato nemmeno un capretto». Il padre rispose: «Figlio mio, tutto ciò che è mio è tuo, ma questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato!». Queste parole ci ricordano che il perdono apre le porte alla misericordia di Dio. Se non sappiamo perdonare, rischiamo di perdere la vera gioia dell’unione con Dio.
Oggi ci sembra impossibile perdonare. Come possiamo perdonare coloro che ci uccidono, che hanno distrutto le nostre città? Nell’omelia, il Vescovo ha sottolineato che il perdono non significa indifferenza. I cristiani sono chiamati alla misericordia, ma allo stesso tempo hanno il diritto e il dovere di difendere i propri fratelli.
«Se il nemico viene a uccidermi, non devo odiarlo. Ma se vuole uccidere mio fratello, mia sorella, il mio popolo, ho il dovere di proteggerli», ha detto. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).
I nostri difensori non sono solo soldati, ma coloro che si sacrificano per i loro fratelli. Gli ucraini desiderano essere liberi. Dobbiamo affidarci a Dio e credere che la verità prevarrà», ha sottolineato il Vescovo.
Concludendo l’omelia, ha invitato alla preghiera per la pace: «Che il Signore ci dia la forza di difendere la verità, senza odiare nel nostro cuore. Che Egli benedica il nostro Paese, il nostro popolo, i nostri difensori. Che Dio ci aiuti a resistere e a conservare la luce della fede».
Ufficio Comunicazioni dell’Esarcato Apostolico