Il Vescovo Dionisio Lachovicz ha benedetto gli spazi parrocchiali per la comunità ucraina a Somma Vesuviana
28 gennaio 2024
Il 27 gennaio, nella comunità ucraina di Somma Vesuviana, il Vescovo Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico, ha presieduto la Divina Liturgia, dopo la quale ha benedetto la residenza del sacerdote e gli spazi parrocchiali.
Alla Liturgia hanno partecipato il Protosincello dell’Esarcato, Rev. P. Teodosio Hren, OSBM, il protopresbitero del Distretto pastorale di Napoli, Rev. P. Ihor Stus, il cappellano delle comunità nelle città di Somma Vesuviana, Marigliano, Nola, San Giuseppe Vesuviano, Rev. P. Maksym Kolodchak e altri sacerdoti del distretto pastorale.
Nell’omelia, il Vescovo Dionisio ha dato un insegnamento spirituale riflettendo sulla parabola del figliol prodigo: «Il padre è il personaggio principale della parabola. Gesù, raccontando questa parabola, ha in mente il Suo Padre Celeste. Il Padre, senza esitazione, mostra misericordia verso il figlio prodigo, e quando torna dalla strada del peccato, Egli gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia (Luca 15,20)».
Il Vescovo ha aggiunto che gli altri protagonisti di questa parabola sono i due figli: «uno peccatore, l’altro, sembra buono. Di solito gettiamo pietre al figliol prodigo, che ha sperperato metà del patrimonio del padre, vivendo dissolutamente. Tuttavia, l’altro figlio non è così giusto come potremmo immaginare a prima vista. Certamente non ha sperperato il patrimonio del padre, è sempre stato fedele a lui, ha lavorato con lui, ha gestito i servitori, non faceva del male. Ma qual’è allora il difetto principale di questo figlio fedele? La sua più grande colpa è l’invidia verso il padre per aver fatto una festa per il figlio prodigo».
Con la sua parola pastorale, il Vescovo Dionisio ha spiegato che questa parabola ci invita a tornare al padre misericordioso, che è il Padre Celeste. «Anche il figlio che è rimasto in casa del padre deve riconoscere di essere un peccatore. Non dovrebbe vantarsi, e ancor meno invidiare», ha aggiunto.
L’Esarca Apostolico ha anche sottolineato che ricorre la memoria del 106º anniversario della battaglia di Kruty (29 o 30 gennaio 1918) sulla piattaforma ferroviaria, dove si trovavano 520 soldati ucraini. Si trattava di un reparto composto da studenti di Kiev e cosacchi che fermò l’avanzata di una divisione di quattromila uomini dell’Armata Rossa russa. Grazie all’eroismo di questi combattenti, l’avanzata dei bolscevichi su Kiev fu trattenuta per quattro giorni, durante i quali fu possibile firmare il Trattato di pace di Brest. «Questo significava il riconoscimento della Repubblica Popolare Ucraina indipendente come soggetto di relazioni internazionali. I contemporanei furono particolarmente impressionati dalla sepoltura di 27 giovani in piena fioritura della loro giovinezza, catturati dopo la battaglia dai bolscevichi e giustiziati da loro. Ai funerali a Kiev, il capo del Consiglio centrale ucraino Mykhailo Hrushevsky chiamò i giovani morti nella lotta ineguale, eroi», ha sottolineato il Vescovo Dionisio.
Egli ha anche sottolineato che l’amore può agire in guerra: «Se un nemico attacca mio fratello, non posso rimanere indifferente. Per amore di mio fratello, lo difenderò, anche se questo comporta la morte del nemico. Allo stesso modo, se un nemico attacca il mio paese, devo difenderlo. Non posso essere un disertore! Perciò la battaglia di Kruty è eroismo e una dimostrazione dell’amore più grande».
Alla fine della Liturgia, il Protosincello dell’Esarcato ha ringraziato don Maksym per il suo fervente servizio nelle quattro comunità affidategli e per il suo contributo al restauro degli spazi e delle chiese utilizzate dai fedeli ucraini in questa regione d’Italia.
Ufficio per le Comunicazioni dell’Esarcato Apostolico