«Non ti lascerò!» Messaggio del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina 2023

11 ottobre 2023

Il Signore cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti di animo (Deut 31, 8)

«Non ti lascerò!» Messaggio del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina 2023

Carissimi in Cristo!

Gli incontri sinodali di quest’anno si sono svolti dal 3 al 13 settembre a Roma, presso il Pontificio Collegio di San Giosafat. Noi, vescovi della CGCU, siamo arrivati ​​da tutte le parti del mondo sullo sfondo della guerra su vasta scala che dura ormai da 18 mesi, sullo sfondo dell’aggressione criminale e omicida della Russia contro lo Stato indipendente dell’Ucraina e contro il popolo ucraino che vanta la propria storia, cultura, identità spirituale e i propri doni naturali e spirituali. Abbiamo chiamato il nostro incontro il «Sinodo della speranza» perché nonostante tutte le prove, le sofferenze e le perdite abbiamo sentito e continuiamo a sentire la presenza e la vicinanza incessante di Dio, diventando testimoni del compimento della Sua infallibile promessa nei nostri confronti: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò» e anche «Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l’uomo?» (cfr. Eb 13, 5–6).

Durante i giorni sinodali, insieme ad intense preghiere per una pace giusta e duratura, abbiamo anche ringraziato Dio per il fatto che il nostro Stato è sopravvissuto alle settimane e ai mesi più difficili e decisivi dell’odierna aggressione russa. Infatti, è solo perché Dio non ci ha abbandonato nei momenti di prova, che abbiamo resistito e respinto gli attacchi del nemico contro la nostra stessa esistenza e contro le basi della civiltà umana. Con le parole del salmista possiamo ben dire: «Se il Signore non fosse stato con noi, quando uomini ci assalirono, ci avrebbero inghiottiti vivi, nel furore della loro ira. Le acque ci avrebbero travolti; un torrente ci avrebbe sommersi, ci avrebbero travolti acque impetuose. Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati in preda ai loro denti» (Sal 123, 2–6).

In effetti, il fatto che il nostro Stato e il nostro popolo abbiano resistito alle forze nemiche molto più grandi, soprattutto nelle prime settimane dell’invasione su vasta scala dell’aggressore russo nella nostra terra, può essere chiamato solo con la parola «miracolo». Per analogia con il «miracolo sulla Vistola», come il popolo polacco definisce la propria salvezza dagli invasori russi nel 1920, il nostro popolo è diventato testimone e co-creatore di quello che può essere chiamato il «miracolo sul Dnipro», avvenuto quando il nemico è stato cacciato dalla capitale ucraina e quando dalle rive del fiume è iniziato l’inarrestabile percorso verso la liberazione completa e definitiva di tutta la nostra terra dagli occupanti.

Non a caso chiamiamo la nostra nazione co-creatrice di questo miracolo, perché in questi difficili giorni e mesi di prova gli ucraini sono diventati un segno di forza e di presenza di Dio. Il nostro popolo ha attinto, e continua ad attingere dall’alto, dalla fede nel Dio della verità, dell’amore e della vita la sua forza per lottare per la propria dignità e la libertà. Oggi ringraziamo coloro che non hanno abbandonato il proprio Paese nell’ora del bisogno, che si sono battuti per la difesa della propria terra, della vita e della dignità del proprio popolo e del futuro dei loro figli e nipoti. In queste persone coraggiose e altruiste della nostra terra — uomini, donne, adulti, anziani e anche molto giovani — il Signore ha manifestato la Sua presenza tra noi, rafforzandoli in un’impresa eroica e un sacrificio, davanti ai quali si inchina non solo ogni ucraino consapevole, ma anche le persone di buona volontà di tutto il mondo. Di fronte al coraggio e alla forza d’amore dei difensori del popolo, «impallidivano uomini stranieri e uscivano tremanti dai loro nascondigli», perché Dio ha mostrato la Sua grandezza e forza, «ci ha esaltati al di sopra di coloro che erano oppressi contro di noi, donandoci la sua misericordia e la sua salvezza» (cfr Sal 17, 46–48).

Siamo molto riconoscenti a quei nostri pastori che non hanno abbandonato il loro gregge, ma hanno condiviso con la propria gente le sofferenze e i dolori, le ansie e le paure, e in circostanze di pericolo mortale sono stati un segno di presenza amorevole e invincibile di Dio in mezzo al suo popolo. La presenza stessa del sacerdote in mezzo al suo popolo è stata la predicazione più convincente del Vangelo e la promessa dell’inevitabile vittoria della luce e della verità sulle tenebre dell’odio e della malizia. Ringraziamo i nostri pastori che per amore verso le loro pecore non le hanno lasciate ai feroci lupi invasori ma, seguendo l’esempio di Cristo Buon Pastore, erano pronti a dare la vita per loro (cfr Gv 10, 1–15).

Nei momenti di prova la nostra speranza è rafforzata anche dalla lealtà e dalla solidarietà di milioni di fratelli e di sorelle nella fede e di persone di buona volontà di tutto il mondo. Quasi contemporaneamente alle esplosioni di bombe e di missili russi in vari angoli della nostra Patria, in tutto il mondo libero nei nostri confronti si è sollevata un’inaudita e, per molti, probabilmente inaspettata ondata di simpatia e solidarietà. In Ucraina si sono riversati fiumi di aiuti umanitari, e dai cuori di milioni di persone si sono alzate al cielo le preghiere per il nostro popolo, per la sua ferma scelta del bene e per la sua vittoria. Trovandoci a Roma, nel cuore della Chiesa cattolica, abbiamo avuto l’opportunità di esprimere a nome della nazione la nostra più sentita gratitudine a tutti coloro che erano e sono ancora con noi, a cominciare dal Santo Padre Francesco il cui aiuto per la nostra gente non potrà essere mai sopravvalutato, e fino ai milioni di persone premurose di tutto il mondo che hanno teso una mano agli ucraini e con le braccia aperte e un cuore sincero hanno accolto nei loro paesi, spesso nelle loro case, i nostri connazionali in cerca di un tetto sopra la testa e di sicurezza di fronte alla minaccia della guerra. In questo amore umano e misericordioso si è manifestata chiaramente la presenza fedele del Signore in mezzo a noi, che è proprio il modo in cui Egli spesso agisce nella storia dell’umanità: attraverso gli altri, attraverso la loro solidarietà. Lui stesso ne parla per bocca del profeta Osea: «Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Ritornerà al paese d’Egitto…» (Os 11, 4–5).

Un particolare rispetto e sostegno merita la posizione di quegli ucraini che non hanno abbandonato i loro parenti più stretti, gli amici e i conoscenti feriti e traumatizzati dalla guerra. La fedeltà delle mogli ai mariti, la fedeltà delle spose ai loro amati, la fedeltà delle famiglie ai figli e alle figlie, ai fratelli e alle sorelle tornati dal fronte, spesso con le ferite visibili e invisibili sul corpo e sull’anima, come le stigmate del Signore stesso ferito dai peccati e dalle trasgressioni dell’uomo, questa fedeltà commuove fino alle lacrime…

Tuttavia, a questa fedeltà dei più intimi e più cari deve aggiungersi la fedeltà e la gratitudine di ciascuno di noi, per non dimenticare i nostri difensori, per non lasciarli soli con le loro sofferenze e i loro problemi. Non dobbiamo abbandonarli, come loro non hanno abbandonato né noi né la Patria! Ricordiamo anche le vittime più vulnerabili e indifese della guerra, le famiglie dei caduti, delle vedove e degli orfani che lungo tutta la loro vita avranno bisogno di sentire la presenza premurosa di Dio attraverso i «vincoli» dell’amore umano misericordioso ed efficace.

Cari fratelli e sorelle! Riflettendo nella preghiera sul mistero della fattiva presenza di Dio e dell’uomo nelle prove attuali noi, vescovi della CGCU, abbiamo ragionato anche sul sostegno pastorale alle vittime della guerra che è diventato il tema principale degli incontri sinodali di quest’anno. Allo stesso tempo, abbiamo prestato particolare attenzione al trattamento dei traumi e alla guarigione delle ferite come servizio prioritario della Chiesa al proprio popolo nelle attuali circostanze. La guerra su vasta scala provoca quotidianamente tanto dolore e sofferenza a milioni dei nostri connazionali che si manifesta come la perdita dei propri cari e il lutto per i defunti, come il dolore della separazione dai parenti e la privazione del conforto familiare, l’incertezza per il giorno a venire e un costante stato di ansia e senso di minaccia, mentre stando all’estero si prova difficoltà di integrazione, mancanza della Patria e, spesso, un fastidioso senso di colpa. Insomma, ognuno di noi porta nell’anima l’impronta di questa terrificante guerra, e molti ne hanno impressi i segni sul corpo in seguito a gravi ferite e traumi. Su tutte queste ferite delle nostre anime e dei nostri corpi attraverso il servizio della Chiesa il Signore cerca di versare l’olio santo del Suo amore misericordioso che li risana.

Riflettendo sul periodo trascorso dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala nelle nostre terre affermiamo con gratitudine che i nostri fedeli, insieme ai monaci e al clero in Ucraina e negli insediamenti, hanno fatto davvero molto per contrastare e superare le conseguenze dell’aggressione russa. Ovviamente non siamo stati in grado di soddisfare tutti i bisogni e i desideri, ma non ci siamo fatti da parte di fronte al dolore e alla sofferenza dei nostri connazionali. Attraverso la preghiera, il sostegno umanitario, l’accompagnamento psicologico, e spesso semplicemente con la vicinanza, abbiamo cercato di testimoniare la natura materna della Chiesa che si sforza di accogliere tutti e di avvolgere di cura, sollecitudine e amore chi è nel bisogno, affinché tutti possano essere sicuri che «La tua Chiesa è sempre con te!»

Oggi l’Ucraina, come la biblica Rachele, piange i suoi figli mancati (cfr Ger 31, 15; Mt 2, 18): i morti, i catturati, i dispersi, così come i milioni di persone costrette a lasciare i propri luoghi d’origine in cerca di rifugio all’estero. Ovunque siano sparsi gli ucraini, però, la Madre Chiesa cercherà sempre di esserci: pregando il Signore per la liberazione e la salvezza, servendo la Parola e le opere di misericordia, sostenendosi vicendevolmente nel Signore: fonte di speranza e di forza per il Suo popolo e garanzia di rinascita e di vittoria, come lo assicura la Parola di Dio: «Il Signore è la mia forza e il mio scudo! In lui s’è confidato il mio cuore, e sono stato soccorso» (Sal 28, 7). Nei nostri decreti sinodali abbiamo delineato gli orientamenti di questo servizio ecclesiale e di questa premurosa vicinanza della Madre Chiesa ai bisognosi. Invitiamo tutti i membri della Chiesa, nello spirito di diakonia cristiana, a partecipare operosamente all’attuazione di queste risoluzioni per il bene comune del popolo ucraino.

Sia l’amore di Dio, che è più forte del male, della morte e dell’inferno stesso, il motore di questa competizione per la vittoria finale e per la libertà. Il primo segno dell’avvicinarsi di questa vittoria siano il superamento del nostro nemico interno, il peccato, e una fedeltà sempre maggiore alla legge vivificante di Dio. Sì, il Signore non ci ha abbandonato e non ci abbandonerà, come Lui stesso ci assicura: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).

Su di noi, però, sarà sempre in agguato la minaccia dell’apostasia, il pericolo di abbandonare Dio e la Sua legge, privando così noi stessi e i nostri discendenti della Sua presenza efficace e benedetta. Ci mettono in guardia le Sacre Scritture: «Dice Dio: perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona» (II Cronache 24, 20). Che non succeda a noi! Al contrario, avendo superato degnamente le prove così grandi, atteniamoci ancora più fedelmente a Dio e alla Sua legge, per ravvivare le «cattedrali delle anime umane», sanare il cuore ferito del nostro popolo e rinnovare il volto della nostra terra, sfigurato dalle granate e le mine di questa terribile guerra. Solo uniti a Dio, il nostro amorevole Padre Celeste, saremo in grado di costruire un futuro degno del sacrificio dei nostri difensori e delle migliori aspirazioni del nostro caro popolo.

Cari fratelli e sorelle! Invitiamo tutti a perseverare nelle buone azioni, nei gesti di amore misericordioso e soprattutto a perseverare nella preghiera. Il Signore, che è «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà» (cfr Es 34, 6), sia sempre con i nostri difensori, doni saggezza alle nostre guide, guarisca le ferite del nostro popolo, asciughi le lacrime dai volti dei sofferenti e degli afflitti, raccolga i dispersi e li riporti nella nostra terra natale, affinché noi, uniti nella fede, nella pace e nella sicurezza, guardiamo al futuro con speranza e costruiamo questo futuro sotto la cura materna della Santissima Madre di Dio e sotto l’intercessione di tutti i santi e giusti della terra ucraina!

Che la benedizione del Signore sia su di voi!

A nome del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina
SVIATOSLAV


Dato a Kyiv,
presso la Cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo,
il giorno dei santi apostolo Filippo, uno dei sette diaconi, e
Teofane, vescovo di Nicea, creatore dei canoni,
11 ottobre 2023 A. D.