Rev. Don Augustyn Babiak: «La libertà si costruisce costantemente, non è mai una conquista «per sempre»
26 agosto 2024
In occasione del 33 º anniversario dell’Indipendenza dell’Ucraina, il sacerdote dell’Esarcato Apostolico e storico della Chiesa, Rev. Don Augustyn Babiak, riflette sul prezioso dono dell’indipendenza che gli ucraini hanno ottenuto 33 anni fa e sulla drammaticità del fatto che da quasi tre anni devono difenderla.
Sono particolarmente felice di commemorare con voi l’anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina avvenuta il 24 agosto 1991.
Ricordo bene quella data, quando i nostri compatrioti erano così felici e sui loro volti scorrevano lacrime di gioia per la ritrovata libertà; il sogno dei loro antenati finalmente si avverava. Dai più giovani ai più vecchi, tutti ballavano per la gioia perché la loro perseveranza finalmente era stata ricompensata.
Nel Paese così caro al cuore di tutti, l’indipendenza era sinonima di libertà, di sovranità conquistata dopo molti sacrifici; l’Ucraina era finalmente un Paese sovrano che si univa alla grande famiglia europea della quale intendeva condividere — e tuttora condivide — i principi ispiratori.
Oggi, dopo 33 anni, la gioia dell’indipendenza rimane, seppure ferita così profondamente.
Il cuore di un intero popolo è lacerato dalla guerra e vive il suo Golgota a causa dell’aggressione russa che vuole distruggere questo bellissimo sogno di indipendenza, libertà e democrazia. Quante giovani vite sono state e vengono tuttora distrutte! Quante famiglie sono state rovinate! La terra ucraina, bella e feconda, conosciuta un tempo come il «granaio d’Europa», è ora coperta di cimiteri.
Oggi si comprende fino in fondo quale sia il prezzo da pagare per la libertà, la pace e la dignità.
Il popolo sente nel suo cuore e nel suo corpo che libertà e pace chiedono sempre di vegliare, chiedono attenzione e cura, poiché la libertà si costruisce costantemente, non è mai una conquista «per sempre».
Tutto questo l’Europa adesso lo vede e si rende conto di quanto sia fragile la libertà.
Bisogna essere continuamente vigili e non dare per scontato tutto ciò che abbiamo, il presente che viviamo; il male è sempre in agguato e in ogni momento può subdolamente risvegliarsi e sorprenderci.
Il popolo ucraino della diaspora, qui in Italia, si mobilita; questa guerra non ha annientato il suo spirito, ma, al contrario, ha generato più solidarietà, carità, coraggio, resistenza, determinazione; questa diaspora si organizza, assieme alla nostra Ambasciata e alla Chiesa con il sostegno delle Associazioni in cui sono fortemente coinvolti gli amici italiani, per far sentire ai compatrioti la propria vicinanza che in modo concreto e generoso garantisce preziosi aiuti umanitari.
Voglio qui ringraziare tutti coloro che lavorano e collaborano a queste azioni di soccorso del popolo ucraino che resiste contro questo attacco proditorio e barbaro che il mondo civile non poteva immaginare. Nessun profeta, infatti, né in campo religioso né in campo politico, poteva immaginare che nel cuore dell’Europa, nel XXI secolo, potesse scatenarsi una tale guerra.
Che Dio abbia misericordia!
A tutti voi esprimo la mia profonda gratitudine.
Don Augustyn Babiak,
cappellano degli ucraini in Trentino Alto Adige