Sermone dell’Esarca Apostolico del Venerdì Santo
15 aprile 2022
«Ora, a causa della pandemia, non possiamo baciare la Sindone, ma possiamo sentire che il Signore è con noi nei nostri dolori e nelle sofferenze, nelle nostre ansie e morti, nella nostra vita personale e nella storia del nostro popolo sofferente. Il Signore è con noi! Uniamoci a Lui, ed Egli sarà con noi! Non c’è dolore umano che Cristo non abbia provato nella sua sofferenza».
Cari fratelli e sorelle in Cristo!
Tuttavia, Cristo ha sofferto anche il dolore spirituale, il sentimento di abbandono che esprime nelle parole «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Qui Gesù va agli inferi per tirarci fuori dagli inferi. Quando baciamo il sudario, siamo uniti a Cristo. Non c’è un dolore umano che fosse estraneo a Gesù. Quello che stiamo vivendo, l’ha vissuto Lui stesso.
In questi giorni stiamo vivendo l’apice del sacramento della salvezza e, continuo a ricordare, la storia della salvezza in Cristo. Se nell’Antico Testamento il Signore non voleva rivelare il suo nome o mostrare il suo volto (al Patriarca Giacobbe o al grande Mosè) e se nell’Antico Testamento Dio parlava per mezzo dei profeti ma non si rivelava pienamente, ora nel Nuovo Testamento il Signore si è rivelato completamente. Egli nasce come bambino, viene chiamato col nome di Gesù («colui che salva»), accetta la nostra natura, le nostre preoccupazioni, i nostri fardelli. Quando viene il momento, va a farsi battezzare nel Giordano e inizia la sua missione. Nel compiere la missione, non fa nulla da sé stesso, ma fa tutto ciò che il Padre gli comanda.
Cristo rivela al mondo il Padre come Amore, come Misericordia. Questo si manifesta nella vita del Signore: Egli guarisce i malati, purifica i lebbrosi, scaccia i demoni, parla delle Beatitudini, del comandamento nuovo: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi»; insegna una nuova preghiera: «il Padre nostro»; predica l’amore. Ma il mondo non accetta l’amore. Cristo va a Gerusalemme, sapendo che lì vogliono ucciderlo, lungo la strada resuscita Lazzaro, riceve rami d’ulivo dalle persone, e poi entra nella sua Passione. Va all’Orto degli ulivi e prega il Padre celeste, vede davanti a sé l’intero quadro della Passione, sa che sarà condannato alla morte di croce, vede davanti a sé la Croce e tutti gli insulti. Allora si preoccupa intensamente, dalla sua fronte escono sudore e sangue, chiede al Padre di allontanare il calice. Ma sentendo che questo calice è la volontà del Padre, Egli stesso va incontro alla passione.
Non c’è sofferenza umana che il Signore Gesù non abbia sperimentato. Sentiamo chiaramente le sue pene corporali nei versetti liturgici, che dicono che tutto il suo corpo fu percosso, colpito da un tormento incredibile. Cristo vive anche la tortura morale: viene sputato addosso, deriso e, inoltre, il suo discepolo, chiamato ad essere fondamento della Chiesa, lo tradisce. Un altro discepolo, chiamato ad essere pietra angolare della Chiesa, lo rinnega tre volte. E poi la sofferenza sulla croce, quando gli dicono: «Scendi dalla croce e crederemo in te». Cristo non discende dalla Croce. Beve il calice fino all’ultima goccia. E qui si avvicina alle porte degli inferi, quando sente nel suo cuore che anche il Padre celeste lo ha abbandonato, il suo unico Sostegno, il Padre che ha ascoltato, di cui ha compiuto la volontà. Circondato dall’odio e dalla solitudine, Cristo esclama dal profondo del suo cuore: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Ma sente di nuovo il Padre, mette il suo spirito nelle sue mani.
Cristo è nato, vissuto, morto e risorto, una volta per tutte, ma continua a nascere, vivere, soffrire e morire con noi. Ora è con noi, Dio nelle nostre sofferenze. Continua la sua sofferenza quando tocca a noi soffrire e morire, per noi personalmente e per noi come Popolo. Ora stiamo soffrendo, veniamo picchiati, le città vengono distrutte, veniamo mescolati alla terra, veniamo inchiodati con chiodi di razzi, proiettili, veniamo seppelliti in fosse comuni.
Ora tocca a noi farlo in «Sua memoria»: «Fate questo in memoria di me!» In ogni cosa! E quando fu crocifisso, pregò per i suoi nemici: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Uscire, «fare una uscita dal suo cuore», dal mio dolore, perché io possa capire gli altri, anche quelli che mi uccidono, e pregare per loro. Qui appare il vero discepolo di Gesù Cristo.
Se siamo uniti a Lui, ora Lui è unito a noi! Lui è il Dio con noi!
Qui, in questa chiesa, un giornalista all’inizio di una conversazione mi ha domandato: «Siete qui per pregare e Dio non vi ascolta?» Ho risposto: «Dio sempre ci ascolta. Dio è con noi! Ci dà la forza di non arrendersi, di non perdersi d’animo, di sperare nella resurrezione».
Quando soffriamo, non siamo soli. Siamo con tutti coloro che soffrono e muoiono. Insieme a tutti noi vi è Cristo che ha attraversato questa strada!
Ora, a causa della pandemia, non possiamo baciare la Sindone, ma possiamo sentire che il Signore è con noi nei nostri dolori e nelle sofferenze, nelle nostre ansie e morti, nella nostra vita personale e nella storia del nostro popolo sofferente.
Il Signore è con noi! Uniamoci a Lui, ed Egli sarà con noi!»
+ Dionisio
Roma, 15.4.2022