Si è svolto un pellegrinaggio del Distretto pastorale di Roma al santuario della Madonna del Divino Amore per la pace in Ucraina

2 maggio 2024

Il 1º maggio si è svolto il pellegrinaggio dei fedeli del Distretto pastorale di Roma al Santuario della Madonna del Divino Amore. Oltre 500 fedeli delle comunità ucraine delle regioni del Lazio, Abruzzo e dell’Umbria sono giunti in questo luogo sacro, poco distante da Roma, per elevare al Signore una preghiera comune per la pace in Ucraina.

Si è svolto un pellegrinaggio del Distretto pastorale di Roma al santuario della Madonna del Divino Amore per la pace in Ucraina

Prima dell’inizio della Liturgia, i presenti hanno partecipato alla Preghiera del Rosario, guidata dalle madri i cui figli difendono lo Stato ucraino. Successivamente ha preso la parola il Cardinale Enrico Feroci, rettore del santuario. Ha espresso la sua vicinanza e solidarietà al popolo ucraino con queste parole: «Testimonio la vicinanza a coloro che, con il loro sangue, difendono la loro dignità, il diritto all’esistenza e il diritto di scegliere il proprio futuro. Difendere la propria terra, il proprio popolo ucraino, il proprio Stato e tutto ciò che è più caro: la famiglia, la lingua, la cultura, la storia e il mondo spirituale, le tradizioni, è il nostro diritto naturale e sacro. Saluto tutti i sacerdoti presenti qui e tutte le numerose madri. Che la pace di Cristo sia nei vostri cuori». Ha ricordato il pellegrinaggio dei fedeli del Distretto pastorale di Roma a questo santuario l’anno scorso con queste parole: «l’anno scorso speravo che fosse stata l’ultima volta che avremmo chiesto al Signore la pace per l’Ucraina per intercessione di Maria».

Ha fatto riferimento anche al 4 giugno 2024 allorché i romani ricordano un anniversario speciale che risale agli eventi della Seconda Guerra Mondiale. Dopo che il santuario fu bombardato, l’icona della Madonna fu portata a Roma il 24 gennaio 1944. Papa Pio XII, considerando l’imminente battaglia per Roma tra nazisti e alleati, invitò solennemente i romani a pregare per la salvezza della città durante l’ottava di Pentecoste e la novena alla Madonna dell’Amore Divino, iniziata il 28 maggio 1944.

La presenza di pellegrini nel santuario in quei giorni aumentò, quindi l’immagine della Madonna fu trasferita in una chiesa più grande, quella di Sant’Ignazio di Loyola nel Campo Marzio. Il 4 giugno, nel giorno della conclusione dell’ottava, il destino di Roma venne deciso. Alle 18:00, nella chiesa di Sant’Ignazio, fu letta la promessa dei romani alla Madonna dell’Amore Divino affinché la città fosse salvata dalla guerra. I fedeli promisero di costruire un nuovo santuario e di compiere opere di misericordia. Quella stessa sera, i tedeschi lasciarono Roma e le truppe alleate entrarono trionfalmente in città.


L’11 giugno Papa Pio XII celebrò una Messa di ringraziamento, nella chiesa di Sant’Ignazio, alla Madonna dell’Amore Divino, che ricevette il titolo di Salvatrice della città. Pertanto, il Cardinale Enrico pregò così: «Madre Santissima Maria, Madre dell’Amore Divino, come una volta hai salvato Roma, oggi salva di nuovo la vita. I tuoi figli stanno morendo a causa della guerra in Ucraina. Per favore, Maria, salvaci, perché tu sei la salvezza di Roma. Salva i nostri amici!».

In ricordo, p. Vasyl Hushuvatyy, Protopresbitero del Distretto pastorale di Roma, donò al cardinale una camicia ricamata ucraina e una bandiera giallo-blu. Così ha avuto inizio la Santa Liturgia, presieduta da p. Vasyl, in concelebrazione con i sacerdoti del distretto.

L’omelia fu pronunciata dal Rev. P. Rostyslav Hadada sul brano evangelico della moltiplicazione dei pani, in cui ha richiamato l’attenzione sulle realtà della guerra, sulle preoccupazioni costanti e sull’ansia che ci accompagnano in questo momento difficile. «Spesso ci chiediamo: cosa posso fare? Quale contributo posso dare per la pace, per alleviare le sofferenze?» Come Gesù chiedeva agli apostoli: «Dove possiamo comprare del pane perché questi mangino?».


Il sacerdote ha notato che «in mezzo alle difficoltà della guerra, alle preoccupazioni, alle continue scosse, in quel momento ci sentiamo come gli apostoli. In un luogo deserto, più di 5000 uomini, senza contare donne e bambini, vanno da Gesù. Un numero incredibile di persone che hanno bisogno di cibo. E davvero: dove possono comprare così tanto cibo i 12 apostoli in un luogo deserto? È umanamente impossibile. Gli apostoli comprendono tutta l’impotenza di questa situazione, dicendo che nemmeno 200 denari, che corrispondevano approssimativamente al salario annuo di un uomo adulto, sarebbero stati sufficienti a comprare soltanto un po’ di cibo».

E ancora le parole del sacerdote: «in una tale situazione, anche noi ci trovavamo all’inizio della guerra. Non ci sentivamo allo stesso modo quando ebbe inizio la guerra? Quando abbiamo capito che anche noi non avevamo abbastanza risorse per difenderci e se Dio non ci aiutava, eravamo persi. Senza un intervento divino non c’era speranza. Quanto grande era la nostra speranza che il Signore facesse un miracolo, che non ci lasciasse da soli! Quanta gioia quando decine di paesi ci hanno teso una mano di aiuto, aprendo le porte delle loro case ai nostri fratelli e sorelle».

«Il Vangelo di Giovanni sottolinea che in questo modo Gesù metteva alla prova i suoi discepoli, perché egli sapeva bene cosa fare. Cosa voleva insegnare il Signore attraverso questa prova? In primo luogo, Gesù mostra che si trovano in una situazione in cui la speranza di aiuto per risolvere questo problema, può venire solo da Dio. Un luogo deserto, la mancanza di denaro e di cibo, questa è una breve descrizione della completa limitatezza delle nostre capacità umane. Dio sa cosa fare. Ma allo stesso tempo vuole che l’uomo collabori con lui. Quando ci avviciniamo al culmine del racconto evangelico, la ricerca degli apostoli trova un raggio di speranza, 5 pani e 2 pesci, anche se capiscono che per così tante persone questo è nulla. Inoltre, il Vangelo di Giovanni aggiunge il dettaglio e cioè che questo cibo nemmeno apparteneva agli apostoli, ma era di un giovane che lo aveva portato per sé».


Padre Rostyslav ha sottolineato che «proprio questi pani del giovane, Gesù li prende, li benedice e li moltiplica in modo tale che tutti possano mangiare a sazietà. L’atto generoso del giovane sconosciuto ha fatto sì che nessuno rimanesse affamato. Cosa insegna questo a noi cristiani del XXI secolo? Innanzitutto, che Dio opera un miracolo con ciò che gli offriamo di cuore. Cristo oggi ci insegna la matematica divina: ciò che condividiamo, Egli lo moltiplicherà mille volte. E davvero, se ognuno condividesse il proprio pane, non ci sarebbero affamati, se ognuno seminasse verità, non ci sarebbe menzogna, se ognuno donasse amore, non ci sarebbe dolore e odio. Dio moltiplica ciò che condividiamo».

Inoltre, ha invitato i fedeli a riflettere su «quali sono i miei 5 pani e 2 pesci che posso dare a Dio? Forse sono quei 5 minuti per una preghiera con cui posso avvolgere il soldato nella trincea o il mio volontariato con cui aiuto l’Ucraina? Forse sono 2 minuti di tempo in cui posso abbracciare chi soffre e desidera solo che io gli sia vicino? Forse sono vestiti, cibo, che possiamo condividere con coloro che oggi sono nel bisogno? Il nostro pellegrinaggio di oggi — poche ore insieme — non sono forse 5 pani e 2 pesci che Dio moltiplica davanti a noi, perché quante preghiere sono giunte al suo altare, quante manifestazioni di sostegno ci siamo mostrati l’un l’altro? Forse a volte pensiamo come l’apostolo Andrea: che cosa è tutto questo per così tanta gente. Ma Gesù mostra: Dio non disprezza nemmeno i piccoli gesti, fatti con grande amore».

E per concludere ha aggiunto: «Di fronte alle sfide della guerra, tra il mare di sofferenze, non stanchiamoci di pregare e di lavorare con la fede che Dio sa cosa fare e i nostri sforzi per la pace non saranno vani, le nostre preghiere non saranno ignorate. Innanzitutto, diamo a Dio il nostro cuore affinché con il Divino Amore e la sua grazia, seguendo l’esempio di Maria, siamo sempre pane e dono per gli altri.»

Alla fine del servizio liturgico, padre Vasyl ha ringraziato i presenti per la preghiera comune, nonché per il fatto che con le preghiere e gli atti misericordiosi stanno aiutando coloro che sono nel bisogno in questo difficile momento di guerra. Parole di ringraziamento dei sacerdoti e dei fedeli sono state rivolte anche a padre Vasyl per il suo zelante servizio come Protopresbitero del Distretto pastorale di Roma, per le parole di sostegno e per il fatto che si impegna tanto per lo sviluppo delle comunità ucraine in Italia. La Liturgia è proseguita con il Moleben alla Madre di Dio, l’inno ecclesiastico «O Dio, Grande, Unico» e la benedizione, durante la quale ogni fedele ha ricevuto un’icona commemorativa.

Ufficio per le Comunicazioni dell’Esarcato Apostolico

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